Trattandosi di una ricetta antica, potrete immaginare che è fatta di pochi e semplici ingredienti: uova, farina e zucchero.
Questi dolcetti sono davvero carini da personalizzare e glassare secondo la vostra fantasia.
Non contengono né burro, né olio e neanche latte e sono perciò anche privi di lattosio.
Ho letto che gli Anginetti sono dei dolci tipici anche del Cilento e molto diffusi negli Stati Uniti tra gli italoamericani con il nome di Anginettes.
La forma però è rotonda e la ricetta è leggermente diversa.
Grazie ai racconti di Mirella ho scoperto invece che questi dolcetti calabresi venivano un tempo preparati anche per i banchetti nuziali e per la domenica delle Palme, erano infatti utilizzati per adornare le palme intrecciate abbellite con queste ciambelline glassate con confettini e legate con nastrini colorati.
Tempo dopo, però, quest’usanza venne abolita dalla chiesa, perché non tutta la popolazione poteva permettersi questi dolci.
Il termine annaspru deriva da naspro, una glassa fatta con albumi, zucchero e poco succo di limone che ben si sposa con l’impasto fatto di sole uova e farina.
Per quanto riguarda la tradizione pasquale di casa mia, ricordo da sempre le cuzzupe di nonna Assunta, la cui ricetta potrete trovare qui e la pastiera di mia mamma, che trovate qui.
Questi tarallini glassati li ricordo spesso nelle fiere, soprattutto in quella di San Lorenzo, a Catanzaro, durante le prime settimane di agosto, di ogni anno.
Ad ogni modo, queste ciambelline sono una tira l’altra e se volete eseguire la ricetta originale, vi consiglio di passare questi dolcetti in acqua bollente prima della cottura, cosa che ho provato ma non ritengo indispensabile, perché ho provato entrambe le versioni, ma ho ottenuto un risultato ottimo comunque anche senza bollitura.
Semplici, leggere nel gusto e veloci da preparare, sono ideali per un dolce regalino pasquale.
Vi consiglio di provarle.
‘NGINETTI CU L’ANNASPRU
per 20 ciambelline di 30 g ciascuna
400 g di farina 00 (io 360 g)
4 uova (io 192 g di uova sgusciate)
4 pizzichini di sale
Per la glassa (naspro)
220 g di zucchero a velo
60 g di albume
2 gocce di succo di limone appena spremuto
confettini colorati
In una ciotola rompete le uova e unite la farina, la quantità è indicativa, dovete aggiungerne fino a quando le uova l’avranno assorbita per creare un impasto malleabile.
Lavorate molto l’impasto a mano (almeno 10 minuti) fino a creare delle piccole bollicine.
Preparato l’impasto, l’ho fatto riposare 20 minuti coperto di pellicola trasparente a temperatura ambiente.
Trascorso il tempo di riposo, ho ricavato 20 pezzettini di impasto che ho trasformato in piccoli serpentelli e che poi avvolto su sé stessi a mo’ di ciambellina.
Cuocete le ciambelle ottenute in forno ben caldo a 220° per circa 20 – 25 minuti fino a che non si saranno aperte ai lati e non saranno leggermente dorate.
Mentre gli ‘nginetti cuociono preparate la glassa, sbattendo leggermente l’albume, facendolo schiumare e unite lo zucchero a velo fino ad ottenere una glassa liscia e densa.
Una volta cotti, glassate i dolci con il naspro.
L’idea in più: se volete ottenere una glassa dorata anziché bianca, come vedete nell’immagine sotto, nella preparazione del naspro sostituite metà dello zucchero a velo classico con quello di canna.
Grazie per aver rifatto la mia ricetta anche se con variazioni, brava evviva sempre la nostra amata terra la Calabria 😀
Visti! Davvero golosi e da provare. Quelli che intendevo io, però, sono una sorta di frolla, ho una ricetta ma curioso ancora per cercarne altre. Anche questi biscotti sono davvero invitantissimi! Bella anche la storia 👏
Ciao Ale mi emoziono sempre a leggere le tradizioni della mia regione di nascita e che la mia mami ha portato al Nord ;). Questi dolcetti dai miei nonni si preparano in occasione di una importante festa religiosa ai primi di maggio…per me sono buonissimi e mi fanno tornare bambina ogni volta. A Pasqua le cuzzupe sono d’obbligo :). Buona giornata Luisa
Ciao mamilu. Se non erro stai parlando del mio paesello di origine, San Floro. Ogni prima domenica di Maggio facciamo un Voto di Penitenza dedicato al nostro Santo Patrono per ringraziarlo di aver liberato il paese dalla peste.. E appunto vengono creati questi taralli con il naspro che noi chiamiamo "cuduriaddi" e poi con lo stesso impasto formiamo delle figure tipo una persona, un braccio, una gamba, o qualsiasi cosa per cui vogliamo chiedere la grazia, poi mettendo sempre il naspro di sopra, e le portiamo in Chiesa come offerta, le cosiddette "Vuturiaddhi"
Le ricette della tradizione vanno assolutamente preservate e tramandate perchè sono davvero un patrimonio di storie e ricordi che non possiamo perdere. Queste ciambelline sono deliziose sia da vedere e sicuramente da mangiare. Mi intriga molto il fatto che non abbiano ne burro ne olio. Vengono molto secche? tipo cantucci?
sono dei taralli quindi secchi ma non duri come i cantucci
Anche qui sono di tradizione,ma ti parlo del casertano e del beneventano.Mia madre è della provincia di Caserta ed io sempre lì li ho mangiati.Ti confesso che in questi anni di blog,ho provato diverse ricette,l'ultima ieri e…sono soddisfatta😍Ora ti rubo due dei tuoi, perché di nginetti non ne ho mai abbastanza😃