Crispelle calabresi alla ‘nduja

Davvero incredibile come possa un profumo, un sapore, riportarti indietro con la mente.
Una sorta di magia che si compie, la stessa che mi sembrava si compiesse quando vedevo nonna Luigina friggere le “Crispelle” o come vengono chiamate a Catanzaro “i Zippuli” durante le festività natalizie.
Già prima di entrare in casa, dal portone del Largo Piano Grande si sentiva un profumino invitante.
I nonni, gli zii e i cuginetti ci aspettavano, la dolce zia Nadia ci accoglieva con la sua rinomata dolcezza.
Attraversavamo il piccolo corridoio, toglievamo le giacche e poi subito sulla destra vedevamo la piccola cucina dove la nonna era indaffarata e da lì a poco le zeppole sarebbero state pronte da gustare.
Proseguivo dritta e arrivavo in soggiorno dove trovavo nonno Alessandro seduto sulla sua amata poltrona, con vicino il suo portacenere e le sue adorate sigarette. Che uomo intelligente, se penso a quanto dolce e simpatico era, mi viene da piangere.
Gioioso di vederti, ti afferrava il volto con le mani e ti dava i bacini sulla guancia in una maniera speciale, come solo un grande padre come lui sapeva fare.

“Quale vuoi? Quella con le alici o quella senza?” – nel frattempo qualche zia mi chiedeva.
La mia scelta ovviamente ricadeva su quella senza.
La zeppola calda era una delle cose più gustose che ci fossero e quel sapore non lo dimenticherò mai.

Ricordo anche il torrone (meglio conosciuto come croccante di mandorle) e i tardilli rigati di nonna, che delizia.

Arrivava il momento della tombola, gli zii, i cugini e i nonni si apprestavano a sedersi intorno al tavolo. Zia Nadia aveva una scatola di latta dai motivi natalizi, che credo abbia ancora, dove teneva i suoi soldini per giocare.
Mia nonna prendeva le sue solite cartelle con i numeri che utilizzava sempre, come portafortuna.
E poi alla fine, si sentiva un profumo intenso di mandarini, perché con le bucce, fatte a pezzettini, avremmo segnato i numeri sulle cartelle.

E come la magia delle feste è volata via, anche i miei nonni se ne sono andati troppo presto.
Mi mancano spesso ma durante le festività avverto di più la loro assenza.

Il loro ricordo e la loro simpatia, però, li fa rivivere dentro di me.

E queste “Crispelle” hanno tutto il sapore intenso dei ricordi e dell’amore che ho per loro.

CRISPELLE CALABRESI ALLA ‘NDUJA


500g di farina 00

270g di acqua tiepida
sale
10 g di lievito di birra
100 g di ‘nduja di Spilinga
olio di semi di arachidi per friggere
Impastate la farina con l’acqua, nella quale avrete fatto sciogliere il lievito, unite il sale, procedete come per l’impasto della pizza ma questo risulterà più morbido e appiccicoso.
Mettiamo a lievitare la pasta ottenuta in una ciotola unta con poco olio e chiusa con della pellicola trasparente e fate lievitare per almeno 2-3 ore (nella ricetta originale occorrono 25 g di lievito e in un’ora la lievitazione è terminata), io ho diminuito la dose di lievito quindi i tempi di lievitazioni sono più lunghi. 
Riprendete la pasta e lavoratela un po’, tagliate la ‘nduja in piccoli pezzettini. Formate con la pasta delle ciambelline in cui metterete dentro poca  ‘nduja, friggete in abbondante olio caldo e una volta dorate, fate sgocciolare le crispelle su un piatto coperto di carta assorbente. 
Gustatele calde o tiepide, sentirete che bontà.
Un abbraccio dalla vostra
Ale

1 commento

  1. Che buone che devono essere ho l'acquolina solo a guardarle!!!
    Con i tuoi ricordi mi hai fatta commuovere,anche a me mancano tanto i nonni!
    Un abbraccio

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